Mia madre mi ha lasciato il 4 di giugno, a 84 anni. È stata una madre e una donna meravigliosa. Proveniente
da una famiglia contadina di 15 figli è riuscita a forza di sacrifici a laurearsi in Lingue alla Bocconi. Le donne
laureate all’epoca certo non abbondavano. Sarà stato anche per questo, era sempre un passo avanti alle
altre madri nel capire i cambiamenti. Larga di vedute in tutto: relazioni, lavoro, politica. Accogliente verso
tutti: tutti i miei amici l’hanno adorata. Si interessava a tutti, ascoltava tutti e per ognuno aveva un
consiglio, se lo chiedevano. Un bel carattere: gioiosa e ottimista. Era il mio sole.
Ha scelto di vivere la vecchiaia al meglio: diceva sempre di non voler diventare come quelle persone
anziane tristi e depresse che amareggiano la vita dei figli. Ha combattuto due delle maledizioni di famiglia, il
diabete e l’Alzheimer (sapete tutti, credo, che queste due malattie sembrano correlate), con il ballo e il
nuoto. Fino a tre mesi prima di morire andava a ballare due volte alla settimana. L’estate la passava a
nuotare per diverse ore ogni giorno. Fino a che la vista glielo ha permesso ha anche continuato a leggere, in
italiano e in inglese soprattutto. Ha coltivato una vita sociale ricca. Insomma, ha messo insieme tutti i pezzi
del puzzle della prevenzione. Sua madre-mia nonna- a 70 anni era già malata di Alzheimer e a 74 anni è
mancata. Mia madre ha spostato l’esordio di malattia così in là (nell’ultimo anno aveva cominciato ad avere
disturbi di memoria e forse nel futuro avrebbe manifestato la malattia), che la morte l’ha colta prima. È
stata sulla breccia fino all’ultimo. Mi aveva detto, anni fa: “Mi verrà anche l’Alzheimer ma per il momento
mi difendo bene”. Allora, grazie mamma per la tua lezione di vita: forse non possiamo evitare del tutto
l’Alzheimer, ma possiamo rintuzzarlo e spostare l’esordio clinico così tardi da evitare che ci trovi in vita. E
vivere così autonomi fino in fondo o quasi.