Quando i miei figli erano piccoli, guardavamo spesso un cartone animato che si chiama “Dora l’esploratrice (TM)”. In questa serie animata, la protagonista, una bambina di nome Dora e la sua compagna, una scimmietta di nome Boots, giravano il mondo per scoprire misteri e risolvere problemi. Un particolare nel comportamento della protagonista mi è sempre rimasto impresso: quando Dora e la sua compagna devono risolvere un enigma o un problema, Dora dice sempre più o meno questa frase: “Fermiamoci e riflettiamo un poco”. Dora incorpora così nel suo comportamento il primo e il secondo dei principi di problem solving dimostratisi utili nella riabilitazione motoria e cognitiva. Quei principi sono: “STOP-THINK-DO-CHECK” (Fermati-Rifletti-Esegui il compito-Controlla il risultato). Per imparare a risolvere nella vita quotidiana compiti complessi (oppure compiti che erano semplici prima di una lesione cerebrale, ed ora sono diventati difficili) bisogna innanzitutto fermarsi a riflettere. Ma quanto tempo dedichiamo alla riflessione nella nostra vita? Il mondo occidentale ci ha abituato a un ritmo di vita sempre più frenetico, in cui non c’è spazio per la riflessione e il pensiero interiore. Siamo chiamati a compiere le nostre azioni sempre più rapidamente, per “produrre” sempre di più. Ma in questo modo ci esponiamo maggiormente al rischio di agire nella maniera sbagliata, creando problemi a noi stessi e a chi ci sta intorno. La qualità di quanto facciamo ne soffre moltissimo e il nostro agire diventa meccanico, a volte addirittura confuso e ci impedisce a volte addirittura di percepire (non parliamo poi di risolvere) quanto esce dall’ordinario, è intrinsecamente “difficile” e richiede una solazione innovativa. Anche il medico ha bisogno di poter riflettere, non può trasformarsi in una catena di montaggio. Personalmente, mi sento talora come se mi trovassi in un “tritacarne”. Comunque, ognuno di voi ricordi che i primi passi per risolvere i problemi (di ogni tipo) nella vita quotidiana sono fermarsi e riflettere.